giovedì 25 novembre 2010

le merde dovrebbero affondare, perché galleggiare può far male

Lavorare per un ufficio significa anche dover vivere 8 ore della propria giornata seduti.
Io, stare seduto, è una cosa che non ho mai sopportato a lungo. Figuriamoci dover stare seduti.

Per questo le gambe smaniano tutto il giorno e aduttori e nervi accumulano tutto il giorno nell'attesa di liberarsi la sera. Ed io li libero percorrendo a piedi metà della strada che separa l'ufficio dalla mia stanza.

Roma in alcuni orari (in cui il caos si trasferisce in fretta e furia dalle strade alle cucine per la cena) sa essere ancora molto bella.

Cammino oramai da un po, e sono già arrivato nel mio quartiere quando mi ferma un ragazzo.
Mentre mi chiede dei soldi per mangiare io penso ai mendicanti di Dublino, ai punkbestia di Bologna, agli zingari di Parigi, alle vecchine di Venezia, ai drogati di Madrid e a tutti assieme a Roma. E so che comunque, qualunque cosa dirà e farà io non gli darò nulla. Perché altrimenti avrei dovuto dare qualcosa ad ognuno. E mentre penso questa cazzata come alibi... lo riconosco.

Ha perso più capelli di quanti ne abbia persi io negli anni, e ora porta una lunga barba incolta... ma andavamo a scuola assieme.

Non ho il coraggio di dire nulla, ma mentre piange gli do 5 euro e mi sento una merda che galleggia in un mondo di merda.

sabato 31 gennaio 2009

L'omicidio Rasman



Non sempre tutto fila per il verso giusto. Eppure basta una parole detta quando serve per ripristinare gli equilibri. Sapete, quel famoso battito di ali...In questo paese non si tiene conto che le conseguenze dell'illegalità dei potenti non gravano soltanto sul morto singolo (che aveva visto o scoperto troppo), non gravano soltanto sulle cifre morte di un bilancio insanabile bensì su tutto il territorio. I loro atti divengono la nostra cultura. Un fardello terribile persino per persone dotte ed integerrime. Popolo è una parola che in tempi cupi come questi vuol dire poco o nulla. A causa dell'irresponsabilità dei dogmi che hanno scisso questa penisola poi, il popolo italiano non esiste più (se mai è esistito). Lasciamo spazio ad una vicenda orrenda e sconosciuta per offrirle maggiore visibilità. Se tremate con noi avete speranza, se la cosa vi lascia indifferenti siete l'altra faccia di questa penisola.

L’omicidio Rasman (Che non comparirà nei titoli dei telegiornali e non sarà discusso nei salotti televisivi dedicati alla Franzoni e allo stupro di Guidonia)

Daniele Martinelli: "Salve a tutti, mi trovo al tribunale di Trieste per seguire il processo di Riccardo Rasman... i fatti si svolgono ai danni di un ragazzo affetto da schizofrenia paranoide, malattia che contrae nel novantadue, quattordici anni prima di morire, durante il servizio militare in seguito a pesanti atti di nonnismo che subisce a Cordovado, la caserma militare di aeronautica.
Riccardo in questi anni si è curato al centro di salute mentale di Trieste, quindi conosciuto e schedato anche dalle forze dell’ordine visto che già nel novantanove, dieci anni fa, si erano presentate alla casa dei genitori in seguito alla segnalazione di un vicino di casa che si lamentava dei rumori molesti che Riccardo avrebbe arrecato, ebbene arriviamo all’ottobre de 2006, periodo nel quale nel frattempo Riccardo ha acquistato un monolocale in un palazzo nel quale vivono altre famiglie con soggetti in cura al centro di salute mentale.

L'aggressione

Alcuni testimoni riferiscono di aver sentito degli spari, degli scoppi di petardo, l’usciere del palazzo che si chiama Pollanz chiama la polizia per accertamenti, la polizia arriva, si presentano sull’uscio di casa di Riccardo, bussano, Riccardo non apre, chiamano i rinforzi, arrivano i vigili del fuoco armati di piede di porco che forzano l’ingresso e a questo punto entrano nell’appartamento buio di Riccardo.
Lo stato d’animo di Riccardo, essendo affetto da schizofrenia paranoide, peggiora quando sa di essere aggredito o teme di essere aggredito da persone non conosciute, poiché in questo modo si manifesta la malattia, ossia in manie di persecuzione. Perciò in quel contesto, Riccardo vive quel che già teme, ciò che la sua malattia gli fa temere.
Si vede aggredito da questi agenti che lo sbattono sul suo letto, lo picchiano, un agente gli blocca un polso con una manetta, l’altro agente gli blocca l’altro polso con un’altra manetta, un terzo agente cosa fa? Gli lega, con del fil di ferro, le caviglie perché evidentemente, essendo in stato di affanno e di agitazione, Riccardo ha sicuramente una reazione inconsulta in quel momento. Legato a mani e piedi gli agenti continuano a picchiare Riccardo, tant’è che dall’autopsia emerge anche una ferita alla testa presumibilmente inferta con un corpo contundente, forse con lo stesso piede di porco, non si sa, fatto sta che a quel punto viene preso di peso in posizione supina e messo a terra.
Riceve dei calci alla schiena, vomita sangue, uno dei due agenti gli si siede sulla schiena e a quel punto Riccardo bloccato muore per asfissia posturale perché nel frattempo le due manette gli sono state congiunte dietro alla schiena. Per cui in quella posizione con una persona seduta sopra la schiena non puoi far altro che morire di asfissia. Impiega un po’ di minuti a morire Riccardo, non muore in un istante.

Il processo

Fatto sta che la tragedia si è compiuta, viene aperta un’inchiesta d’ufficio, titolare dell’inchiesta è il pm Pietro Montrone che l’anno scorso, più o meno ad aprile, chiede l’archiviazione del caso data l’eccezionalità della situazione e l’esigenza di difesa da parte degli agenti. Senonché, invece, una indagine presentata dalla difesa della famiglia Rasman assunta dall’avvocato Giovanni Di Lullo, chiede l’opposizione dell’archiviazione, opposizione che viene accolta dal gip, gip che convoca la prima udienza nella quale è il pm stesso, che dopo aver letto l’indagine presentata dal legale di Rasman, dice: “Non stiamo qua nemmeno a discutere, ritiro la mia richiesta di archiviazione perché secondo me da queste indagini emergono particolari che vanno approfonditi e quindi si potrebbe configuare il reato di omicidio colposo ai danni degli agenti. Per cui l’udienza è stata rimandata ad una settimana fa, sempre qui al tribunale di Trieste, il rito scelto dagli imputati è quello abbreviato, perciò si tiene in camera di consiglio alla presenza soltanto delle persone interessate, chiuso al pubblico e di conseguenza ai giornalisti a meno che non siano gli stessi imputati a richiedere che il dibattimento sia pubblico.
si aspettava la sentenza, che non è arrivata dopo che si è dibattuto tutto il giorno, fin quando non è arrivata la giornata di oggi nella quale è stata convocata la seconda udienza per decidere questa sentenza, sentenza di condanna che andiamo a sentire."

La sentenza


Pm Pietro Montrone: "Sì sì. ha accolto in buona parte le richieste del pm"

Daniele Martinelli: "possiamo saperlo pm scusi?"

Giuliana Rasman: Deve venir fuori la verità! Ricky non ha buttato nessun petardo! Deve venir fuori la verità! Ho capito ho capito è andata bene adesso stai calma. Non abbiamo vinto, stiamo tranquilli.

Giovanni Di Lullo: "Sono stati condannati i due capi pattuglia, i sovrintendenti Mis e Miraz, l’assistente De Biasi ed è stata prosciolta l’assistente Gatti.

Daniele Martinelli: "Condannati a quanto?"

Giovanni Di Lullo, difensore fam. Rasman: "Condannati a sei mesi di reclusione ciascuno con la sospensione condizionale della pena.

Daniele Martinelli: "Cos’ha inciso nella sentenza?"

Giovanni Di Lullo: "La motivazione sarà resa entro novanta giorni, che aspetteremo di leggere, adesso è stato letto solo il dispositivo con la dichiarazione di responsabilità di questi tre agenti.

Daniele Martinelli: "Perciò sono state accolte le richieste?"

Giovanni Di Lullo: "Sono state accolte le richieste della pubblica accusa nella maggior parte, una delle quattro persone è stata prosciolta (l’agente donna Gatti) per ragioni che per ora non siamo ancora in grado di valutare, evidentemente è emerso che la sua partecipazione non è stata influente nel determinismo della morte devo pensare io, però questa è una cosa che potremo valutare solo quando avremo le motivazioni.


La famiglia di Riccardo

Daniele Martinelli: "Signor Rasman vuole dire qualcosa?"

Duilio Rasman: "Mah, speravo in un’altra maniera, almeno che sia fatta una certa giustizia perché di quello che posso dire veramente, abbiamo ricevuto un colpo troppo grosso.
All’età che abbiamo un figlio che ha sofferto tanti anni, al quale io stavo sempre vicino, mi sono dedicato a lui in tutto e per tutto, è stato un colpo troppo grosso e penso che anche loro avranno una coscienza per dire che hanno sbagliato perché certe cose come queste me le ricordo soltanto in tempo di guerra, allora veramente, posso dire che a Trieste, un sollievo come questo ci sta, almeno un po’ di giustizia.

Daniele Martinelli: "Farete appello?"

Duilio Rasman: "Questo non lo so, bisogna parlare con gli avvocati."

Daniele Martinelli: "Giuliana, questa sentenza?"

Giuliana Rasman: "Spero che ci siano dei riscontri in futuro e che si possa fare piena chiarezza su tutto quello che non è stato detto in queste udienze, perché si è parlato dei quattro poliziotti però ci sono molte altre cose che devono essere chiarite riguardo al perché loro hanno agito in questa maniera!
Perché sfondare una porta e massacrare una persona in questo modo… Riccardo non è morto per un collasso, Riccardo è morto per le botte in un lago di sangue, quindi ci devono essere delle spiegazioni sul perché loro hanno agito in questa maniera…"

Daniele Martinelli: "Che voi non sapete dare?"

Giuliana Rasman: "Mah ci sono negli atti scritte, dagli stessi poliziotti, determinate cose che gli avvocati già sanno, per le quali dovrebbe essere fatto un processo a porte aperte perché devono essere chiariti tanti altri particolari, perché non sono soltanto quattro poliziotti i responsabili, per noi sono molte altre persone, comprese quelle del palazzo in cui Riccardo aveva questo monolocale.

Daniele Martinelli: "Avvocato Anselmo, questa sentenza, allora, com’è?"

Fabio Anselmo: "Mah io non valuto il peso della sentenza nelle condanne, valuto la sentenza in sé perché secondo me ha un significato enorme e giusto, finalmente.

Daniele Martinelli: "Sei mesi per un omicidio."

Fabio Anselmo: "E’ un omicidio colposo, sono forze dell’ordine quindi questo non dobbiamo dimenticarlo. Sulla misura della pena non mi piace espormi.

Daniele Martinelli: "Ma si pensa già all’appello o che cosa?"

Fabio Anselmo:"Adesso vedremo in base alle motivazioni della sentenza, noi sinceramente miravamo alla condanna e al riconoscimento di una responsabilità penale per la morte di Riccardo Rasman, e questo secondo me, è un dato di fatto importante sul quale si è lavorato.
Non dimentichiamo che siamo intervenuti mentre era in corso una richiesta di archiviazione!

Daniele Martinelli: "Ma perché per le forze dell’ordine c’è un occhio di riguardo?"

Fabio Anselmo: "Questo non sta a me dirlo, diciamo che è una questione di carattere politico sulla quale io preferisco non pronunciarmi, io entro nella questione processuale, diciamo che sicuramente è più difficile.

Una sentenza storica

Daniele Martinelli: Dunque sono due gli aspetti importanti di questa vicenda triste: il primo è l’eccezionalità del fatto che il pm, in sede di udienza, ritiri la propria richiesta di archiviazione.
Il secondo dato è questa condanna per omicidio colposo che se da un lato pare irrisoria, essendo di soltanto sei mesi per una vita umana, dall’altro configura, in questa Italia, uno scenario nuovo perché per la prima volta viene inflitta una condanna per omicidio colposo ad un poliziotto. Non era mai successo prima e sembra che dalla casistica risulti soltanto una condanna per omicidio preterintenzionale.
Questa sentenza finirà su tutte le riviste giuridiche e potrebbe cambiare il quadro anche per episodi in corso di trattazione o anche per episodi futuri."

Daniele Martinelli: "Allora un anno fa il pm Montrone chiedeva l'archiviazione di questo caso e voi come gruppo regionale dei Verdi cosa avete fatto?"

Alessandro Metz: "Abbiamo pagato una pagina intera sul quotidiano locale "Il Piccolo" per poter dire quanto stava accadendo, in quanto da ciò che si leggeva negli articoli che uscivano, si stava molto attenti ai termini usati.
Per esempio non c'è mai stata la parola uccisione! Riccardo Rasman è stato ucciso.

Daniele Martinelli: "Quindi vuol dire che Il Piccolo non ne parlava?"

Alessandro Metz: "Ne parlava però in maniera tale per cui rappresentava la realtà in maniera sfalsata. Un conto è parlare di una persona che è stata uccisa, poi sarà un tribunale, un giudice a decidere se in maniera volontaria, colposa, preterintenzionale, quello non sta a me giudicare a un processo, però è stato ucciso.
Prima di pubblicarla il direttore del quotidiano Il Piccolo ha voluto che incontrassimo il legale del quotidiano perché andassimo a trattare parola per parola quello che si poteva pubblicare o meno. Nonostante fosse una pagina a pagamento, alcune parole non era possibile stamparle, una di queste era che i quattro poliziotti avevano ucciso Riccardo Rasman.
Già, dopo lunghe trattative abbiamo pubblicato comunque quello che ritenevamo importante dover dire, in maniera, su alcuni passaggi edulcorati perché altrimenti questa notizia non sarebbe mai passata nella maniera più opportuna."

Daniele Martinelli: "L'importo sborsato dai Verdi del Friuli Venezia Giulia sono stati 3.500 euro pagati a questo quotidiano. Ora, dopo questa sentenza ci si chiede il perché, rimane l'amarezza in bocca sui motivi di tanta ferocia e di tanta cattiveria nei confronti di un ragazzo incensurato, che per altro era sofferente e conosciuto in città per la sua malattia.
A tal proposito non so se a questo punto ci sarà una richiesta d'appello, come già avete potuto sentire dalle interviste.
Vi lascio con queste poche dichiarazioni che ho raccolto dalla madre di Riccardo, la signora Maria. Per quanto mi riguarda è tutto."

Maria Rasman: "Là erano d'accordo! Quello che abbiamo scoperto non è solo Polizia, là furono tanti mandanti perché il signor Pollanz lavora per conto della cooperativa sociale Domio, la stessa che ha assegnato l'alloggio in cui abitava Riccardo, tramite l'ufficio Basaglia.
Perciò là ci sono tanti collegamenti. Ha capito? Ci sono cose che ci sono state nascoste. E questi collegamenti io devo pregare che vengano fuori perché la nostra famiglia soffriva già da 14 anni, da quando Riccardo si ammalò durante il servizio militare, in ultimo me lo hanno ammazzato.
Noi invece... dopo invece che abbiamo fatto tanto per nostro figlio, ce l'hanno ammazzato. Noi eravamo così contenti di curarlo e dargli quello che gli serviva. Non c'era nessuno che lo aiutava. Questo si deve scoprire non può stare nascosto!
Mio figlio non era un bandito, non era un mafioso, si vede che qualcuno gli ha fatto una brutta denuncia.
Io le devo dire una cosa! Loro gli stavano alle calcagna da un anno e mezzo fin quando lo hanno trovato da solo. Perché non andava mai da solo, aveva paura, stava sempre con me o con mio marito, con la sorella. "Mamma vieni su a pulire un po'?" Noi andavamo nel suo alloggio, andava la sorella ma lui non era mai solo.
Quel giorno stette con me e con mio marito fino alle sette e mezza, ci lasciammo all'incrocio con mio figlio che mi disse: "mamma ci vediamo fra un paio d'ore..." Lei lo ha più visto? Curare un figlio trentaquattro anni e poi sparire all'improvviso è una vergogna!
Lasciammo le nostre terre slovene di Portorose per venire a vivere in Italia per stare più tranquilli, e invece qua in Italia ci hanno ammazzato il figlio senza sapere il perché! Con tutto il bene che gli abbiamo voluto! La nostra famiglia con questa storia è stata distrutta! Non so cos'altro dirle. La nostra famiglia è stata distrutta! Dopo una vita di lavoro... "

venerdì 5 dicembre 2008

la Sirena e l'acqua alta

È mentre sto per prenderle la mano che il suo corpo sfuma, tagliato dalle sirene. Inizialmente non capisco poi, nel buio, guardo l’orologio sepolto dai libri, affianco al cuscino e leggo uno stupefacente 6,40 della mattina.
Dopo il primo allarme, una vera e propria sirena da evacuazione, seguono dei segnali acustici ad intervalli di 4 secondi uno dall’altro, e ad ognuno conto … 110 … 120 … 130 … 140. Mi giro dall’altra parte e, masticando un’assonnata intenzione di uscire con gli stivali, mi riaddormento.
zzzzz…
La sirena risuona verso le 8,00 ma io sono ormai già pronto per uscire. Conto di nuovo i segnali acustici ed arrivo a 150. Ma il volantino che hanno distribuito per spiegare il funzionamento delle sirene non arrivava fino a 140? Non ho tempo per pensarci, sono già in ritardo per il lavoro. Mi infilo gli stivali da acqua alta (ovvero quelli dei pescatori) ed esco.
La prima parte è facile, l’acqua arriva sotto le ginocchia e gli stivali reggono e poi il tragitto casa ufficio è davvero poco.
Ma c’è anche scirocco in questa giornata. Lo scirocco soffia da fuori verso l'interno della laguna. È lui la vera causa di tutta quest’acqua. Verso le 9,00 gli altoparlanti delle sirene annunciano che si arriverà fino a 1,65mslm, ma questa volta lo dicono proprio a voce non suonano altri allarmi. 1,65mslm è un evento che accade di norma non più di una volta ogni 30’anni (e l’ultima fu proprio nel 1979). Questo renderà la giornata particolare.

Nella strada incontro una signora che rinuncia ad opporsi all’evento e anziché trascinare il passeggino lo fa direttamente galleggiare.
Un padre prende in braccio il figlio (5 anni forse) ma dimentica il cane, è un volpino e forse è incapace di nuotare perché cammina in apnea. Poi voltano tutti e tre l’angolo e non li vedo più; chissà se il cane è sopravvissuto.
Fa male vedere libri uscire da soli, galleggiando, da una libreria, sapendo che la loro carta è ormai irreversibilmente corrotta. Consola almeno vedere che sono D’Annunzio e Goldoni. Baudelaire e Murakami sono in salvo sugli scaffali più alti.
Un signore ritorna verso casa dalla spesa. Aveva legato una barchetta, con cui ora si muove nelle calli, agli appositi ganci per gli animali affianco alla porta del supermercato.
Mi dicono che c’è un tipo a piazza San Marco che fa sci d’acqua (in serata lo vedrò su internet). Che un signore in carrozzella è finalmente libero dai ponti invalicabili per le sue ruote, e avanza galleggiando e con un insolito sorriso. Che le merci del supermercato di Santa Margherita si sono allagate, ma che non hanno buttato niente, tanto le scadenze non son mica cambiate. Che una turista impavida e contenta nuota a piazza San Marco, forse più tardi avrà qualche linea di febbre e capirà di dover buttare gli abiti, perché l’acqua della laguna è affascinante ma non perdona.
Eppure le cose più curiose me le dice la tv la sera. Mi dice che è colpa del comune perché non era preparato (ma le sirene son suonate con più di 2 ore di anticipo sull’allagamento, ed in una città che con gli allagamenti convive per definizione, possibile che ai negozianti non sia venuto in mente di spostare le merci che erano in basso?). Mi dice che questa sarebbe stata la giornata del mose (eppure il progetto è vecchio di 30’anni e dunque si basa su livelli del mare oramai mutati, eppure chi ha iniziato a realizzarlo ha già fatto diversi errori di realizzazione che ne compromettono la funzionalità, eppure la marea è dipesa soprattutto dal forte vento di scirocco … possibile che fosse proprio la giornata del mose?).

Certo è che i danni alla fine, se si possono contare, sono anche limitati ed una giornata come questa lascia molti disagi, ma anche la consapevolezza di aver vissuto un evento che, per le modalità e i risultati, è unico nel mondo e solo a Venezia può accadere.

lunedì 3 novembre 2008

Aspirazioni e cospirazioni

Pubblichiamo la testimonianza di Elena, professoressa precaria di tedesco. Elena (il cognome ci è noto) era in piazza Navona la mattina degli scontri e ha assistito all'intero svolgimento della contestata vicenda.

Sono arrivata a Piazza Navona verso le 10.00. La zona era presieduta da numerosa polizia e altrettanto numerosi carabinieri, Corso Rinascimento era inaccessibile.

La piazza era piena di ragazzini intorno ai 15 anni. Moltissimi erano pigiati nella stradina della Corsia Agonale che sta proprio davanti a Palazzo Madama. Sembrava di essere su un autobus all'ora di punta.

Mi sono messa tra una panchina di marmo e un lampione, guardando il Senato; davanti a me, di lato a sinistra, il camion dei Cobas, che erano lì come annunciato.

Non mi piaceva l'atmosfera, gli slogan che sentivo erano privi della freschezza delle ultime manifestazioni.

Alla mia destra vedevo un camioncino bianco che cercava di arrivare proprio alla fine di Corsia Agonale. Sul tetto del camioncino bianco c'erano ragazzi più grandi. Non studenti medi, alcuni sui trenta. Avevano il microfono e molti di loro videocamere. Ricordo perfettamente una biondina, giovanissima, che filmava tutto. Voci rauche e dure. Occhiali a specchio.

Dall'altro camion qualcuno improvvisamente ha urlato che stavano caricando. Ho pensato: "La polizia" e ho cercato di calmare le ragazzine che erano intorno a me, dicendo loro di non mettersi a correre, che si sarebbero fatte male. Non mi hanno (giustamente) dato retta e mi hanno scaraventato, cadendomi addosso e in parte calpestandomi, sulla panchina.

Liberata dai corpi che mi stavano addosso, mi sono alzata e li ho visti schizzare intorno a me: ragazzi con il viso coperto e scoperto che con cinghie e fibbie di ferro picchiavano chiunque capitasse loro a tiro. Alcuni di loro usavano i caschi. Ho visto un ragazzo a terra preso a pugni e calci da un gruppo. L'ho visto riuscire ad alzarsi e scappare con il sangue che gli colava dal viso, mentre continuavano a prenderlo a cinghiate. Tremavo come una foglia. Ho iniziato a urlare di smetterla. Vicino a me un'altra signora, mia coetanea, chiedeva chi fossero quei picchiatori.
Ho urlato: "Ma dov'è la polizia? Stanno picchiando dei bambini!!".

Dopo è tornata una calma strana. Me ne sarei voluta andare, ma vedendo solo sparuti adulti in quella piazza di adolescenti, non me la sentivo: se dal camioncino bianco avessero attaccato di nuovo, almeno un paio di adulti avrebbero dovuto provare a fermarli.

Gli aggrediti, soprattutto le ragazzine, avrebbero voluto mandarli via. Ho cercato per quello che potevo di calmarle. Avevo paura, per loro e per me: i ragazzotti del camioncino ci avrebbero massacrati.

Così è trascorsa un'ora. Surreale. Dal camioncino bianco venivano slogan pesanti, volgari. Mi chiedevo: "Come è possibile che restino qui, che nessuno faccia nulla?"

Davanti a me un via-vai particolare: alcuni signori in giacca e cravatta, cinquantenni, uno dei quali con difficoltà di deambulazione e accompagnato da una signora elegante, in pantaloni, completo scuro, provenendo dalla sinistra della piazza, andavano dai ragazzi del camioncino e parlavano con loro. Il signore e la signora mi saranno passati davanti almeno tre volte. Poi ne sono arrivati una decina, in processione, vestiti sportivi, tra i quaranta e i cinquanta. Avevano walkie-talkie. Hanno parlato con i giovanotti del camioncino bianco e poi se ne sono andati.

"Ho visto quelli del camion bianco aggredire e picchiare i ragazzini"

Uno studente ferito soccorso da una prof


Dopo poco è arrivata un'autombulanza vuota, dalla destra della piazza, che si è messa dietro il camioncino bianco, che piano piano è partito e, superando il camion dei Cobas, se ne è andato, seguito da una trentina di ragazzi che urlavano. Dietro di loro l'autombulanza vuota.

Ho pensato: "Finalmente se ne vanno, scortati". Mi sono diretta verso Corso Vittorio Emanuele per tornare a casa e ho visto arrivare un corteo. In soccorso dei picchiati di prima, ho pensato. Ho urlato: "Quei violenti se ne sono andati!!". Ma poi da lontano ho visto che non erano stati mandati via del tutto. Erano stati solo spostati dall'altro lato della piazza.
Cosa è successo dopo è noto.

Mi chiedo:
- Come è stato possibile che in Piazza Navona, piena di ragazzini e ragazzine pacifiche, sia un camioncino pieno di bastoni e spranghe? Perché la polizia che pure aveva blindato la zona non ha controllato?

- Perché le forze dell'ordine non sono intervenute mentre degli adolescenti inermi venivano picchiati da energumeni con cinghie e caschi?

- Chi era il signore in giacca e cravatta con un evidente problema di deambulazione, accompagnato da signora in completo scuro, che più volte e per lungo tempo si è intrattenuto con i giovani del camioncino bianco?

- Chi erano gli altri signori, vestiti sempre con giacca e cravatta, che pure hanno conversato con loro?

- Chi erano i signori con i walkie-talkie?

- Perché è stata mandata un'autombulanza in piazza per scortare il camioncino bianco e i giovani che stavano nelle sue immediate vicinanze, ma alla fine non è stato fatto uscire del tutto?

(1 novembre 2008 da Repubblica.it)

giovedì 30 ottobre 2008

Giù la maschera...

"Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand'ero ministro dell'Interno. In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perchè pensi a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito... Lasciarli fare (gli universitari, ndr). Ritirare le forze di Polizia dalle strade e dalle Università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città. Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di Polizia e Carabinieri. Nel senso che le forze dell'ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano. Soprattutto i docenti. Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì... questa è la ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che divampi l'incendio".
Parole sincere di Francesco Cossiga (Presidente emerito della Repubblica Italiana e senatore a vita)

mercoledì 29 ottobre 2008

Tremate, Tremate...

Eccoci di nuovo al punto. Era successo e continua ad accadere. La solita disparità che la polizia usa nei confronti dei manifestanti di sinistra e quelli di destra è di nuovo protagonista a Piazza Navona. I fascistelli passano indisturbati (come a Genova, solo che ora non devono neppure vestirsi da Black Bloc!) con le mazze tricolori per creare tafferugli vari. Questa è una testimonianza di Curzio Maltese: "Ho visto cose che mi imbarazzano ... questo gruppo di non studenti, sono neonazisti, non so come chiamarli ... dopo avere picchiato per strada alcuni ragazzi sono arrivati qua, non voglio dire scortati, ma ignorati dalla polizia, hanno cominciato a picchiare studenti gridando "Duce, Duce"... Gli incidenti sono stati provocati ad arte ... la polizia ha sistematicamente usato, manganellato gli studenti senza armi e ignorato gli altri e alla fine qualcuno è stato fermato... La scena mi ha ricordato per certi versi i brutti momenti del G8 ... spero sia un errore dei funzionari chiamati a proteggere questo pezzo di città". Questa invece è la versione de Il Giornale di Mario Giordano (quello che ha cominciato nel salottino di Costanzo): A piazza Navona studenti di opposte fazioni si sono affrontati in una maxi rissa rissa scoppiata quando nella piazza sono arrivati alcuni giovani dei centri sociali. Poco dopo le 12, mentre i giovani di Blocco Studentesco (gruppo di estrema destra) stavano lasciando la piazza, un centinaio in tutto, alle loro spalle sono comparsi degli esponenti dei centri sociali: diverse centinaia, con i caschi in testa e il volto coperto. D'altra parte l'incomprensibile giornalista fu definito bicefalo per la sua contemporanea critica allo sfilacciamento della morale e al depauperamento dei valori (contenuta in Phamplet apparsi su varie testate come Il Giornale e Libero), ed al suo ampio uso di immagini femminili (specialmente donne poco vestite, nella versione estiva del suo tg) presenti nel suo telegiornale. Il giornalista infatti era noto perchè iniziava le riunioni con il motto "gnocca, gnocca,gnocca"(font.Wikipedia). C'è anche Mariani dei Verdi: Sembra un film già visto, eppure non è così. A differenza di quello che abbiamo drammaticamente vissuto negli anni Sessanta e Settanta, i gruppi di estrema destra stanno tentando di inserirsi in seno alle mobilitazioni alimentando un clima di confusione e tentando di ridurre un movimento irrappresentabile e nuovo alle vecchie dinamiche degli opposti estremisti. Bene hanno fatto il resto dei manifestanti a reagire uniti a queste provocazioni e bene faranno a continuare la mobilitazione in modo determinato. Non vorremmo - conclude Mariani - che ai tentativi andati a vuoto da parte del Governo nel criminalizzare un movimento pacifico e intelligente, si aggiunga la volontà di spaccarlo internamente con strategie pianificate che ben conosciamo. Abbiamo fiducia nella intelligenza degli studenti che sapranno rispedire al mittente le provocazioni. Rifondazione Comunista denuncia l’infiltrazione fascista nel corteo degli studenti a piazza Navona. La polizia consente a un gruppo di cinquanta fascisti armati di spranghe, catene, bottiglie, caschi e cinghie, di infiltrarsi nel presidio democratico degli studenti in movimento a piazza Navona e massacrare per oltre un’ora, indisturbati, studenti e studentesse di quindici e sedici anni. La polizia è intervenuta solo quando un gruppo di militanti di sinistra è giustamente intervenuto a difendere gli studenti democratici. Il risultato è che molti studenti e studentesse sono finiti all’ospedale e molti feriti si registrano anche tra coloro che sono intervenuti in soccorso dei più giovani, tra cui molti militanti del PRC uno dei quali è al momento in stato di arresto solo per aver cercato di garantire l’agibilità democratica della piazza. E’ evidente il tentativo del Governo di creare cao s nel movimento che per tutta risposta si è ricompattato bloccando la città di Roma e riunendosi in assemblea alla Sapienza. Questo evento mette un punto definitivo sulle polemiche suscitate dai media di regime rispetto a un presunto fronte unitario tra attivisti di destra e di sinistra. Il movimento rivendica con forza la propria specificità democratica e antifascista. Stavolta però ci sono molti video e fotografie con i volti ben visibili, vediamo cosa gli succede.

mercoledì 15 ottobre 2008

Logo Land


Direi che si può cominciare con una bella recensione. L'argomento in questione è un libro praticamente sconosciuto, preso mentre attendevo il mio turno alla posta a causa di una fila chilometrica. La sua veste grafica è così brutta che gli ha azzerato le vendite, si chiama: Logo Land ma il titolo originale è: Jennifer Government! E' stato definito il primo thriller no global e la stessa Naomi Klein aveva esortato i lettori ad acquistarlo prima che fosse ritirato dal commercio, tale era il suo contenuto esplosivo. L'autore è un certo Max Barry, un tipo australiano di trentasei anni che scribacchia in maniera chiara e che ha capito "molte" cose della vita. Trama in breve: In un mondo non lontano lontano le multinazionali dominano (yawn...) il mercato prive di regole etiche. Gli Usa hanno colonizzato il mondo e la Nike si appresta a lanciare la più grande e cinica campagna di marketing della storia: uccidere i propri clienti per garantire al nuovo modello di scarpe Mercury la massima copertura mediatica. Naturalmente ci sono i cattivi ma anche i buoni. Tra questi spicca l'agente Jennifer Government (si chiama in questo modo ridicolo poichè in questo futuro sociale ogni lavoratore avrà per cognome il nome dell'azienda per la quale lavora!) un personaggio dalle numerose sfumature che cercherà in tutti i modi di incastrare il colpevole della strage. Storia trita e ritrita, specie per chi mastica fantascienza. Le spietate Zaibatsu, divenute celebri con Gibson qui hanno nomi (anzi:cognomi!) reali e si sente di più lo spaccato sociale moderno, tuttavia manca la mistica e la visione dei pionieri (Dick, Bradbury, Gibson, Ellison, Ballard, Sterling!) che scrivevano queste storie fissando attentamente la palla di vetro nella loro testa. Ad ogni modo il libro funziona bene, tanto che Sodeberg e Clooney hanno acquistato i diritti per farne un film. Barry, che ha capito il meccanismo della poliedricità oltre che della fantascienza sociale, ha trasformato il suo libro in Nation States, un gioco online che vi metterà a capo di uno Stato (potrete decidere nome, bandiera, moneta!) e vi farà scegliere la linea di governo (libertari o autoritari, economia si stato o privata?). Ogni giorno il gioco vi proporrà un tema e sarete chiamati a scegliere. La vostra posizione a riguardo verrà adottata ufficialmente dal governo e in base al sommarsi di tutte le vostre decisioni lo Stato evolverà di conseguenza.Si può decidere la fisionomia e l'andamento sociale, politico, economico, giudiziario del vostro Stato nei dettagli. Il gioco e il forum sono in lingua madre (ovviamente: l'inglese!) ma attorno c'è grande interesse e tante sono le discussioni circa le gestioni e le strategie da adottare. Interessante, ma rimpiango i gloriosi tempi di Syndicate Wars!